Trieste, 7 dic - "Il quarto posto in Italia dell'Asugi nella
capacità di trattare l'infarto miocardico acuto rappresenta
l'ennesima dimostrazione della qualità del servizio offerto dal
sistema sanitario regionale. Il nostro ringraziamento va pertanto
ai tanti operatori dell'Azienda che in questo momento così
difficile per il Paese e per il Friuli Venezia Giulia continuano
a dare risposte importanti alla richiesta di salute dei
cittadini".
Il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, ha
commentato così il risultato fotografato dal comitato scientifico
del portale www.doveecomemicuro.it che ha pubblicato le
classifiche dei centri italiani che hanno avuto il maggior numero
di ricoveri per infarto miocardico acuto, interventi di
angioplastica coronarica e interventi di bypass aortocoronarico.
"In base alle evidenze scientifiche - spiega Riccardi - più è
alto il volume di attività, maggiori sono le garanzie per i
pazienti. Un maggior numero di casi trattati da una struttura
sanitaria ha infatti un impatto significativo sull'efficacia
degli interventi e sull'esito delle cure. Per questo il Decreto
ministeriale sugli standard qualitativi, strutturali, tecnologici
e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera ha fissato
delle soglie minime al di sotto delle quali il rischio di esiti
negativi aumenta notevolmente".
Secondo il più grande motore di ricerca della salute l'Asugi, con
gli ospedali di Cattinara e Maggiore, si trova al quarto posto in
Italia per numero di ricoveri (837) per infarto miocardico acuto.
Oltre a vantare alti volumi, i nosocomi triestini registrano
anche una bassa mortalità a 30 giorni dal ricovero - che deve
mantenersi uguale o inferiore all'8% - e un'alta percentuale -
che deve essere uguale o superiore al 45% - di pazienti
sottoposti a Ptca, (angioplastica coronarica percutanea
transluminale) entro 48 ore dal ricovero (rispettivamente
mortalità: 4,73% e 6,86%; PTCA entro 48h: 56,59% e 45,01%).
In base al Programma nazionale esiti (Pne) del 2019, in Italia i
ricoveri per infarto miocardico acuto sono calati del 7,6% tra il
2012 e il 2018 mentre la mortalità media a 30 giorni è scesa dal
9,98% all'8,03%; quanto allo standard di 100 ricoveri annui, è
rispettato dal 61,9% degli ospedali; la soglia di 200 interventi
di bypass aortocoronarico è raggiunta dal 27,7% dei centri mentre
il valore di 250 interventi di angioplastica coronarica è
ottenuto dal 58,8% delle strutture.
Un dolore toracico improvviso che si protrae per oltre quindici
minuti è tra le avvisaglie più comuni di un infarto miocardico
acuto (Ima), una patologia la cui mortalità, durante la prima
ondata Covid-19 è più che triplicata rispetto allo stesso periodo
del 2019, come fotografato da un recente studio della Società
Italiana di Cardiologia.
Un dato, questo, legato però al momento di grande emergenza che
stiamo vivendo e in controtendenza rispetto all'andamento degli
ultimi anni. Confrontando le edizioni del Programma Nazionale
Esiti di Agenas relative agli anni 2012 e 2018 si osserva,
infatti, una significativa riduzione della mortalità media a 30
giorni dal ricovero per Ima scesa dal 9,98% del 2012 all'8,03%
del 2018.
ARC/COM/RT/gg